22/10/2010
h.16.30
Emergono nuovi dubbi, e non di poco conto, sull’inceneritore in costruzione ad Ugozzolo da parte di Iren/Enia.
A sollevarli è stato mercoledì in Commissione Ambiente del Comune di Reggio Emilia Walter Ganapini, ex assessore regionale all’Ambiente, ex presidente di ANPA (Agenzia Nazionale Prevenzione Ambientale) e di Greenpeace e considerato tra i massimi esperti nazionali nelle politiche di smaltimento dei rifiuti.
Orbene, questi ha dichiarato che “i costi di costruzione del forno di Parma sono anomali in quanto eccedenti quelli medi riscontrabili nelle ultime realizzazioni ed evidenziati da varie analisi. Il costo standard per tonnellata smaltita, infatti, oscilla tra i 1.000 e i 1.200 euro/t”. In pratica per costruire un impianto come quello di Parma dalla potenzialità di 130.000 t/anno l’investimento dovrebbe essere pari a circa 145 milioni di euro. L’inceneritore di Iren, invece, costerò 210 milioni di euro, con un costo unitario per tonnellata pari a 1.650 euro.
La differenza tra i due dati appare clamorosa ed è un diritto-dovere ricercarne le spiegazioni. A questo riguardo va ricordato che l’importo finale del nostro inceneritore non è stato il risultato di una gara d’appalto ad evidenza pubblica e quindi di un confronto tra varie offerte ma della proposta unilaterale di Enia/Iren.
Ma allora sono naturali e logiche le seguenti domande: chi ha attestato la congruità del prezzo dell’investimento iniziale (l’ammnistratore delegato di Iren Andrea Viero dichiara che l’Azienda non ha neppure un Piano economico e finanziario approvato – clicca qui!)? Quali perizie tecniche terze sono state effettuate?
Le domande sono essenziali, considerato che i costi di costruzione dell’impianto saranno poi recuperati da Iren sulla tariffa e quindi saranno a carico dei cittadini di Parma; un approfondimento è d’obbligo perchè la città deve sapere e valutare.
Orbene, inutile girarci intorno, qualora risultasse che i costi dell’inceneritore di Parma sono completamente fuori mercato saremmo di fronte ad una truffa e comunque ad un reato.
In quest’ultimo caso, in assenza di giustificazioni oggettive, ogni parmigiano ha più che legittimamente il diritto di chiedere: dove sono finiti questi soldi?
Andrea Marsiletti
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