“Sono felice dell’esito della mostra che è stata organizzata da me, insieme agli amici pittori Tanzi, Villani e Arcari per circa due settimane nello spazio trecentesco di via Cavestro n.6, convertito in galleria dall’Associazione UCAI di Parma” queste le parole di Marco Ceruti, pittore autodidatta dal 1995, e da quasi vent’anni incasellabile nel filone dell’arte astratta.
Ceruti prosegue: “in Galleria S. Andrea ho avuto conferma di un buon passaggio di appassionati d’arte e collezionisti locali. Sto già lavorando alla organizzazione di altre mostre per il 2024 ma per ora non svelo nulla.” Marco Ceruti deve molto della passione pittorica alla compianta moglie Anna Burgio, donna poliedrica: intellettuale, critica dell’arte, pittrice, poetessa, un esempio a tutto tondo di donna di cultura. Infatti, dialogando con lei e vedendola lavorare con grande abilità nel disegno a mano libera e nell’uso dell’acquerello indirizzato prevalentemente alla figura femminile, decide a metà degli anni Novanta di mettere in pratica le lezioni ricevute in qualità di allievo dal pittore Spattini ai tempi delle scuole medie.
“Spattini è stato fondamentale nella misura in cui mi ha stimolato nel disegno permettendomi di arrivare ad essere il migliore della classe. A quell’epoca, da ragazzo, avevo sempre in mano matita e foglio di carta. Disegnavo nei tempi mori ovunque” ricorda Ceruti, che precisa: “Scoperto il colore grazie a mia moglie, creo i primi dipinti che definisco POP, concentrandomi sull’aspetto bidimensionale dell’immagine, ricorrendo simultaneamente alla linea e al colore (utilizzato per macchie sovrapposte) attraverso la pittura. Nel 1995 ero ancora lontano dall’astrazione che è arrivata un decennio dopo quando ho abbandonato gradualmente il figurativo.
Per un breve periodo, circa due anni, la mia pittura è stata di tipo segnica: era appena scomparsa mia moglie Anna (2013) e ripetei con questa tecnica le parole “addio” ed “arrivederci” in varie forme e caratteri. Poi dal 2015 interviene in modo preponderante la pittura astratta e materica (ricorrendo a una molteplicità di materiali: iuta, cartone, plastica, carta da pacchi, fogli di giornale, sabbia, ghiaia, gesso) ed aumentano significativamente le dimensioni delle mie opere”.
Le caratteristiche principali della pittura di Ceruti sono il ricorso alla stratificazione del colore e alla linea. La stratificazione del colore assume per lui un’importanza fondamentale dal momento che lo aiuta ad evidenziare ciò che ritiene più importante della propria composizione, in altre parole a dare una gerarchia a ciò che lo spettatore vede. Dalla stratificazione deriva la profondità, cioè la maggiore o minore importanza di quello che c’è dietro. La linea, che separa le campiture, si integra con la stratificazione e permette la scomposizione e la ricomposizione delle suggestioni prodotte dai colori attraverso i materiali.
Marco Ceruti ha sempre dipinto per il piacere gratificante che gli procura, per puro divertimento intellettuale, per affidare ai propri quadri quella parte di sé, di cui più si compiace e che forse, in assenza di questa avventura pittorica, sarebbe rimasta in ombra. Egli tenta di esorcizzare il colore e di seguire una fantasia ordinata nella scomposizione calibrata, cromaticamente organizzata, pur muovendo da suggestioni interiori e da ispirazioni poetiche. TV