La battaglia finale sui cargo di Parma nell’Apocalisse di Giovanni (di Andrea Marsiletti)

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A settembre il Consiglio comunale di Parma dovrebbe essere chiamato a votare sull’aggiornamento del masterplan dell’aeroporto Verdi.

Lo scontro sui cargo sembra descritto nell’Apocalisse, l’ultimo testo della Bibbia attribuito, con non pochi dubbi, all’evangelista Giovanni.

A differenza di quanto ritiene la quasi totalità delle persone, l’Apocalisse di Giovanni non è la previsione infausta o la profezia terrificante di qualcosa che deve ancora avvenire e che stiamo attendendo nella paura.

No, non è così.

La parola apocalisse significa letteralmente “rimozione del velo”, eliminazione di ciò che impedisce di vedere ciò che è.  E’ la rivelazione di quanto è ormai manifesto a tutti.

Per i cristiani, infatti, è già tutto chiarissimo, perchè il Messia si è svelato nella sua totalità.

Anche sul voto che deciderà il destino del Verdi le carte sono sul tavolo.

Il nuovo masterplan è lì da vedere, messo nero su bianco con i suoi numeri, allungamenti, accorciamenti, voli-passeggeri, voli-cargo, hangar, consultabile da chiunque sul sito del Ministero dell’Ambiente (leggi).

In campagna elettorale la maggioranza e le minoranze si sono rivelate.

I media hanno preso posizione.



Ma allora in cosa consiste il “non ancora” dell’Apocalisse di Giovanni? Il “non ancora” riguarda tutti uomini, ciascuno di noi, cittadini, Amministrazione e opposizione, ai quali l’autore apocalittico rivolge l’appello a cambiare vita perchè ancora realizziamo le opere di Satana.

L’apocalisse di Giovanni altro non è che lo scontro tra i “martiri” (i “testimoni”) che hanno seguito il Messia e gli altri che non lo hanno fatto.

L’apocalisse chiama a essere “vigili” e “pronti” perchè il giudizio di Dio può sopraggiungere in ogni istante, come “il ladro nella notte”, come la morte. E’ l’appello a vivere escatologicamente, a vivere per la morte.

Nell’apocalisse, quindi, non è importante il “quando” ma il “cosa”.

In questa lotta tra i testimoni e le moltitudini l’Apocalisse di Giovanni non ammette conciliazioni, è lo scontro tra la chi ha fede e chi non ce l’ha, tra il Messia e il suo antagonista.

E’ un aut aut, o di qua o di là.

Quel voto sarà un sì o un no.

Nell’Apocalisse ogni prescrizione, ogni potenza che si frapponga, ogni figura di mezzo sono spazzati via. Nel masterplan non compare neppure l’aeroporto bergamasco di Orio al Serio a fare da mediatore.

Non c’è tempo da perdere, non c’è nulla da attendere, perchè ENAC incombe su Sogeap che a fine anno potrebbe non esserci più. E’ dall’inizio dei tempi che sanguina.

Il momento della decisione è giunto.

“Pensare io sia venuto a dare pace alla terra? No, sono venuto per portare, la separazione (la decisione)” dice Gesù nel Vangelo di Luca.

Nell’apocalisse siamo tutti figli di Dio, anche quelli che fanno le opere di Satana. E’ una guerra fratricida, tra parmigiani, tra avversari, nella stessa coalizione, tra gli stessi sostenitori di un anno fa.

E’ la battaglia finale che avrà un vincitore e uno sconfitto.

Uno che trionfa e l’altro che muore.

A meno che il “Primo tra tutti”, illuminato dalla gnosi, non trovi la soluzione che oggi conosce solo lui e tiene ancora nascosta, che solo lui è in grado di concepire e realizzare, ricomponendo l’unità del Pleroma.

Ma l’Apocalisse di Giovanni è un testo a tutti gli effetti entrato nel canone, pur tra mille perplessità e ostilità.

Non è un testo gnostico.

Fino a prova contraria.

Andrea Marsiletti

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