† Nella grotta di Maria Maddalena a La Sainte Baume (di Andrea Marsiletti)

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TeoDaily – Sì, benissimo la visita a Santa Sara a Saints Marie de la Mer (leggi), ancora meglio l’esperienza davanti alle reliquie nella cripta di Maria Maddalena a Saint Maximin-La Sainte Baume (leggi), ma la destinazione finale del mio pellegrinaggio in Provenza sulle orme di Maria Maddalena non può che essere La Sainte Baume (La grotta santa).

Qui, secondo la tradizione, in una grotta su un monte, Maria Maddalena, l’apostola degli apostoli, la prima testimone della resurrezione di Gesù, l’eone divino femminile complementare a quello maschile di Cristo per l’eresia gnostica del cristianesimo primitivo, visse eremita gli ultimi anni trent’anni di vita nella preghiera e nella contemplazione di Dio, dopo essere fuggita su una barca senza remi alle persecuzioni dei giudei e dei romani in Palestina.

La grotta si può raggiungere solo a piedi, seguendo un sentiero tra i boschi di circa 50 minuti, che parte dal convento dei frati domenicani (hostellerie) dove ho dormito la notte.

Stanze comode (fin troppo), menù fisso abbastanza spartano (ma non penitenziale), compagnia a pranzo con signore francesi che parlavano del più e del meno. Io volevo parlare solo della Maddalena, di resurrezione, di gnosi, di mistica. Delle loro parole non mi importava nulla. E quindi, appena arrivato il dolce (un cono gelato da bar anni ’80), ho salutato e mi sono unito ai frati e ad alcuni catechisti nella cappella “Maria Maddalena” del convento. Il mio posto era lì, in ultima fila.

Dicevo, non ci sono altre vie per raggiungere la grotta se non il cammino a piedi. Non ci sono un pullman per vecchie pellegrine borghesi o funivie panoramiche per postare selfie su Instagram.

Vuoi andare là, mettiti le scarpe da ginnastica e cammina!

E così ho fatto. Se uno come me, che non ricorda l’ultima volta che ha scalato a piedi un monte tanto tempo è passato, non vede l’ora di salire è la testimonianza che quello è un luogo che ti attrae, ti chiama. Spingermi con gioia a quella fatica è l’ultimo miracolo di Maria Maddalena. Mentre salgo immagino il suo sguardo basito vedendomi zaino in spalla imboccare il sentiero. Secondo me è più incredula di quando ha visto il Risorto davanti al Santo Sepolcro.

Arrivati alla cima si ammira un panorama incredibile sulla valle.

Il santuario è scavato nella montagna.

Qui storia, spiritualità e natura si fondono.

Appena si entra nella grotta si ha l’impressione di varcare il limite di una dimensione spazio-temporale diversa nella quale il passato ti proietta nel futuro escatologico della fine dei tempi, della parusia, della resurrezione dei corpi.

Qui l’aria che si respira è più densa e carica d’ossigeno, che non alimenta solo il sangue ma l’anima.

Mi guardo attorno.

Provo a immaginare quale luogo la Maddalena avrebbe potuto scegliere per dormire. Una ricerca senza senso, inutile, di cui subito mi vergogno. “Sono venuto fin quassù per pensare queste banalità” mi rimprovero.

Mi siedo per introitare quello spazio dentro di me, per portalo via.

E ci ricasco. Dopo aver rubato a Tagba un pezzettino della pietra su cui il Risorto cenò con alcuni apostoli sul lago di Tiberiade (leggi), rubo un frammento di grotta della Maddalena. Oggi sono uno di fianco all’altro nel mio eremo di Sole.

So che la Maddalena mi sta guardando mentre stacco quel pezzo della sua grotta. Ma so che non mi sta giudicando male, mi sta solo compatendo. Per un’altra volta. Per l’ennesima volta.

Andrea Marsiletti