† Gesù, è inutile che torni sulla terra nella parusia, non ti riconosceremmo (di Andrea Marsiletti)

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TeoDaily – La parusia, la seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi, prima della resurrezione dei corpi e del Giudizio Universale, è una parola chiave di TeoDaily ma inspiegabilmente dimenticata nella predicazione della Chiesa.

E pensare che i cattolici dovrebbero vivere nell’attesa gioiosa del ritorno di Gesù, “come le sentinelle l’aurora”, perché quello sarà il giorno della salvezza e della liberazione finali. Perchè sarà l’avvento della Gerusalemme Celeste dove vivremo per l’eternità in comunione con Dio e, speriamo, con i nostri affetti più cari. E’ l’aspettativa più consolante che potremmo desiderare.

Se fossi il comunicatore del Vaticano punterei tutto su questa prospettiva escatologica così meravigliosa. Invece la Chiesa, per meglio farsi accettare nel mondo secolarizzato, parla quasi sempre di aldiquà, quasi mai di aldilà.

Secondo me il 95% dei cattolici neppure sa che Gesù ha annunciato che sarebbe tornato.

Se non lo sanno, figuriamoci se oggi qualcuno lo attende.

Di certo se Cristo tornasse in pochi lo riconoscerebbero, neppure se compisse i miracoli più spettacolari. Anche perchè nell’intenzione di Gesù il miracolo non è mai stato un’esibizione di potere o di messianicità, nè una scorciatoia per esternare la sua divinità o, tantomeno, per accumulare adepti. Il miracolo è qualcosa di più profondo, è la rivelazione che la realtà va oltre la materialità ed è connessa a Dio. Chi ne beneficia non ha estratto il biglietto vincente della lotteria ma diventa lo strumento di Dio per comunicare la sua vicinanza a ogni suo figlio, in ogni occasione, in ogni infermità.

Gli uomini e le donne di oggi che hanno fatto dell’apostasia, ovvero del ripudio deliberato di Dio, la loro natura, non sono più disposti a riconoscere un miracolo. Neppure lo noterebbero.

Una società che è arrivata a negare l’esistenza della pandemia non crederebbe a Gesù che libera dalla febbre la suocera di Simon Pietro, che guarisce un lebbroso e un’emoroissa. Se Gesù restituisse l’udito a un sordo, la vista a un cieco, la mobilità a un paralitico lo liquideremmo come “un complice di quei falsi sordomuti che ti vogliono vedere i pupazzetti al ristorante“.

Le liberazioni dal demonio compiute dal Messia a Cafarnao sarebbero “sgamate” come finzioni buone solo per l’ennesima serie TV sugli esorcisti su Netflix.

Neppure i miracoli sul dominio della natura susciterebbero scalpore, in un mondo dove la natura viene piegata, negata, stuprata nell’indifferenza dei più.

La trasformazione dell’acqua in vino alla nozze di Cana è la furbata di uno scambio di bottiglie, con “il prestigiatore Silvan che fece illusioni più spettacolari”, Gesù che calma la tempesta è una coincidenza o la dimostrazione dei cambiamenti climatici, Gesù che cammina sulle acque lo fa perchè si è messo sotto i piedi le tavole da surf della Samsung.

Se Gesù trasfigura sul monte Tabor è grazie all’intelligenza artificiale, se parla tutte le lingue del mondo usa la traduzione istantanea di Chat Gpt nella versione pro a pagamento.

La resurrezione di Lazzaro sarebbe una morte apparente resa possibile dalle moderne scoperte mediche, “un trucco che già la tigre della Malesia Sandokan utilizzò per sembrare morto e fuggire alla cattura di James Brooke“.

La stessa resurrezione di Gesù non sarebbe presa in considerazione neppure da un giudice di pace, perchè la testimonianza di Maria Maddalena è inattendibile… “bella forza, è la sua amante!

Le battute sulla nascita verginale dopo l’immacolata concezione di Maria si sprecherebbero nei bar e sui social.

L’ascensione di Gesù in cielo tra le nuvole sarebbe resa possibile da un drone nascosto sotto la giacca, e comunque si alzerebbe di meno dell’uomo che è arrivato sulla Luna già cinquant’anni fa.

Se ci pensate qualunque miracolo di Gesù farebbe meno visualizzazioni del video su Tik Tok della faccia di Annalisa quando hanno comunicato la vittoria di Angelina Mango al Festival di Sanremo, fin di Michele Guerra che varca la soglia della clausura del monastero delle Carmelitane Scalze di via Montebello a Parma.

Un predicatore palestinese non fa notizia, non la fa neppure quella dello sterminio del suo popolo.

Il vero segno divino sarebbe farci uscire da questa apostasia di massa.

Ma forse è un miracolo troppo grande, anche per lui.

Andrea Marsiletti